Fin dai primi momenti si è cercato di immaginare un luogo capace di evocare gli stati più profondi della natura umana; si è pensato ad un invaso una sorta di “impluvium”, un’incisione che distacca e separa nel suo scendere e custodire “sotto” la superficie, il convulso agitarsi degli umani.
La scala delle processioni apre all’invaso e conduce il corteo funebre ad una lenta discesa. I volumi che delimitano l’invaso pur nella loro consistenza terrena e materica divengono presenze-assenze custodi dello spazio che circondano e del loro significato e valore. Al centro, lo specchio d’acqua dell’invaso, addensa una pluralità di visioni che si sovrappongono, legando a sé nel riferimento iconico cristiano della croce di cui prende forma, gli eventi spaziali. Il contatto con gli elementi naturali: l’acqua, il sole, le alberature evoca, per gli uomini, le infinite implicazioni con la vita.
Raggiunta la superficie, la tensione si attenua, la luce ed il paesaggio hanno il sopravvento, non rimane che una sottile sensazione di silenzio.